LA PREGHIERA SILENZIOSA DI MARIA
OSSERVATORE ROMANO EDITORIALE
21 novembre 2020
Papa Francesco all’udienza di mercoledì scorso aggiunge a braccio: «In silenzio, sempre in silenzio. La preghiera di Maria è silenziosa. Il Vangelo ci racconta soltanto una preghiera di Maria a Cana, poi non si sa, ma sempre la sua presenza è una preghiera, e la sua presenza tra i discepoli nel Cenacolo è in preghiera. Così Maria partorisce la Chiesa, è madre della Chiesa».
Maria, nella sua vita di Nazareth, dice e racconta il silenzio, che è la parola essenziale, originale e originante della Parola di Dio. La preghiera di Maria è potente, silenziosa, vigilante e attenta ai bisogni delle persone, come alle nozze di Cana.
Efrem il Siro chiama la Madonna «la silenziosa» e scrive nei suoi inni natalizi: «Quando tu dunque senti parlare della nascita di Dio, resta in silenzio: ciò che Gabriele disse resti impresso nel tuo spirito! Nulla vi è di troppo difficile per quell’eccelsa maestà che per noi si è abbassata a nascere tra di noi e da noi. Oggi Maria è per noi un cielo, perché porta Dio». Un grande maestro di vita spirituale, l’abate beato Columba Marmion, così commenta la vita di Maria: «In questo raccoglimento interno viveva Maria Vergine: il Vangelo dice che custodiva nel cuor le parole del suo divin Figlio per meditarle: “Maria conservabat omnia verba hæc conferens in corde suo” (Lc 2, 19); non si diffondeva in parole, ma piena di grazia e di divine illuminazioni, inondata dai doni dello Spirito Santo, se ne rimaneva silenziosa, adorando il Figlio suo, contemplando l’ineffabile mistero che si era compiuto in lei e per lei, elevando a Dio un inno incessante di lode e di ringraziamento dal santuario del suo cuore immacolato» (Dom Columba Marmion, Cristo ideale del monaco, pp. 375-384, passim).
Anthony Bloom, monaco e metropolita vescovo della Chiesa ortodossa russa, scriveva: «Ci sono momenti in cui non abbiamo alcun bisogno di parole, né delle nostre né di altri, e preghiamo allora in silenzio. Questo silenzio perfetto è la preghiera ideale, purché tuttavia il silenzio sia reale e non un sogno ad occhi aperti. Abbiamo molta poca esperienza di ciò che significa il silenzio profondo del corpo e del cuore, quando una serenità assoluta riempie il cuore, quando una pace totale riempie il corpo, quando non c’è nessuna agitazione di nessun tipo e ci troviamo dinanzi a Dio, completamente aperti in un atto d’adorazione. Ci possono essere momenti in cui ci sentiamo bene fisicamente, e mentalmente rilassati, stanchi delle parole perché ne abbiamo già troppo utilizzato; non vogliamo agitarci e ci sentiamo bene in quest’equilibrio delicato; ci troviamo là sul bordo del sogno ad occhi aperti. Il silenzio interiore è un’assenza di qualsiasi tipo di agitazione del pensiero o delle emozioni, ma è una vigilanza totale, una apertura a Dio. Dobbiamo conservare il silenzio assoluto quando lo possiamo, ma non dobbiamo mai lasciarlo degenerare in un semplice piacere. Per evitare ciò, i grandi autori dell’Ortodossia ci avvertono di non abbandonare mai completamente le forme normali della preghiera, poiché anche coloro che avevano raggiunto questo silenzio della contemplazione giudicavano necessario, ogni volta che erano in pericolo di rilassamento spirituale, reintrodurre le parole della preghiera fino a che la preghiera avesse rinnovato il silenzio. I Padri Greci mettevano questo silenzio, che chiamavano hesychia, allo stesso tempo come punto di partenza e punto d’arrivo di una vita di preghiera. Il silenzio è lo stato nel quale tutte le facoltà dell’anima e del corpo sono completamente in pace, calme e raccolte, concentrate e perfettamente vigilanti, libere da qualsiasi agitazione» (Anthony Bloom, Prière vivante, Cerf, 1981).
Il cardinale e santo John Henry Newman compone questa bellissima preghiera, facendoci fare un viaggio spirituale nel cuore della Vergine del Silenzio:
Preghiera alla Madre silenziosa
Maria silenziosa,
che tutto immaginasti
senza parlare,
oltre ogni visione umana,
aiutami ad entrare
nel mistero di Cristo
lentamente e profondamente,
come un pellegrino arso di sete
entra in una caverna buia
alla cui fine oda un lieve correr d’acqua.
Fa’ che prima di tutto m’inginocchi
ad adorare,
fa’ che poi tasti la roccia
fiducioso,
e m’inoltri sereno nel mistero.
Fa’ infine ch’io mi disseti
all’acqua della Parola
in silenzio
come te.
Forse allora, Maria,
il segreto del Figlio Crocifisso
mi si rivelerà
nella sua immensità senza confini
e cadranno immagini e parole
per fare spazio solo all’infinito.
di Emiliano Antenucci